Viticultura in Cina

In Cina la regione montagnosa dello Helan è considerata una delle più vocate per i vigneti, specialmente  la zona dello Ningxia.

La regione dello Xinjiang è  conosciuta come “la patria dei meloni e della frutta”.


 

La Cina tutela ora la prima sua indicazione geografica per i vini, che insiste nel territorio dello Helan.

 

Viticultura in Cina Nello Xinjiang si trova invece  la “Valle dell’Uva di Turpan”, dove si coltivano viti che producono uva di alta qualità, con un notevole tenore zuccherino, che può raggiungere il 60%.

Sino a poco tempo fa la viticultura in Cina è stata intesa quale produzione di una frutta destinata al consumo come frutta, ma le cose stanno cambiando velocemente.

Il Governo cinese ha infatti deciso di chiudere l’indagine antidumping ed antisovvenzioni, aperta nella primavera del 2013 nei confronti del vino europeo commercializzato sul proprio territorio, anche perché è stato concluso il seguente accordo.

Verso la fine del marzo 2014 è stato infatti siglato un memorandum d’intesa tra CEEV (Comité européen des entreprises vins) e CADA (Chinese alcohol drinks association), rispettivamente in rappresentanza delle imprese vitivinicole europee e cinesi. Esso prevede, in cambio della chiusura dell’indagine in questione, l’impegno delle prime a fornire ospitalità e consulenza alle seconde ed ai loro stagisti, per consentire lo studio delle nostre tecniche viticole.

Alcuni grandi gruppi europei hanno stretto partnerships in Cina (cui è conseguito il riconoscimento di una forte tutela ai loro marchi e/o denominazioni d’interesse).

Inequivocabile indice dell’intenzione della Cina a divenire un paese produttore di vino su larga scala, ciò suffraga a maggior ragione il nuovo approccio della OCM Vino in Europa, volto a privilegiare la concorrenzialità piuttosto che il mero sostegno al mercato.

Merita anche ricordare che sino ad oggi la Cina non ha sottoscritto alcun accordo con la UE per la tutela delle denominazioni di origine, ma ha adottato una propria legislazione nazionale.

In seno al WTO languono attualmente le rinnovate trattative sull’istituzione del registro multilaterale delle indizioni geografiche per vini e liquori (previsto dall’art.23, comma 4, degli accordi TRIPS, ma mai attuato).

Di recente, infine, Cina ed Australia hanno concluso un accordo sulla libera circolazione di molte merci, il quale dovrebbe favorire le esportazioni del vino prodotto in quest’ultimo paese.

Conferme si hanno dai dati elaborati dall’OIV: nell’anno 2015 la superficie di terreno destinata a vignerto è sensibilmente cresciuta solo in Cina e Nuova Zelanda.

Per quanto concerne la Cina, i dati dell’OIV mostrano che nel 2015 il vigneto cinese si estende ormai su una superficie leggermente maggiore di quella dell’Italia e della Francia.

In effetti, nel 2015 il vigneto si estende in:

  • Spagna, per 1021 mha (1^ vigneto mondiale);
  • Cina, per 830 mha (2^ vigneto mondiale!)
  • Francia, per 786 mha
  • Italia, per 682 mha