Valutare se intraprendere una lite

La prima domanda da porsi è tuttavia: il mio conflitto, quando deciso attraverso una “battaglia processuale”, quali e quanti “effetti collaterali” provoca?

Seguono poi altre domande: quali costi devo sostenere? Quanto tempo sarà necessario? Con quali competenze verrà decisa la mia vicenda? Se vinco, ottengo un risultato utile oppure rischio talora di avere solo una “vittoria di Pirro?”

Talora la via giudiziaria è purtroppo inevitabile, ma tale conclusione non va data per scontata, nè assunta a cuor leggero, come oggi troppo spesso capita.

… dire “tanto non c’è spazio per una trattativa”, è escludere a priori un’opportunità. L’assistenza di abili negoziatori ovvero di un mediatore può portare a risultati a priori impensabili. Sedersi ad un tavolo, avendo dinanzi l’altra parte, può fare la differenza e smentire ogni previsione.

Se invece si varca la soglia di un tribunale o dell’ufficio di un giudice di pace, non solo è bene essere adeguatamente assistiti da chi può difendere – in questa sede si! – i propri affermati diritti contro il proprio avversario, ma è pure utile essere consapevoli che le condizioni in cui versa la giustizia civile in Italia sono purtroppo drammatiche da decenni.

Vienna, Palazzo reale - Äußeres Burgtor
Vienna, Palazzo reale – Äußeres Burgtor

Impietosi e per noi profondamente avvilenti sono i dati che emergono dai dati relativi all’anno 2012 elaborati dalla Banca Mondiale nella pubblicazione Doing business in Italy, 2013 (pag.39-44).

Per risolvere una disputa commerciale, in Italia servono:

  • 41 fasi processuali (contro le 32 della media UE, le 29 della Francia e le 30 della Germania, avvicinandosi così alle 51 necessarie a Timor Est);
  • un tempo infinito, variabile tra gli 855 giorni impiegati a Torino e i 2.022 giorni a Bari, calcolati tra la notificazione dell’atto introduttivo e l’esecuzione della sentenza (mentre la media europea è di soli 547 giorni, che si riducono a 390 in Francia e 394 in Germania, e mentre a Timor Est ne bastano 1285, come in Slovenia);
  • un costo per spese processuali mediamente pari al 26,2% del valore della causa, con punte minime del 20,5% a Potenza e del 34,1% a Bari (mentre la media UE risulta pari al 21,5%, ma in Francia – dove il numero degli avvocati dell’intero paese è grosso modo pari a quelli iscritti al foro di Roma – è di solo il 17,4% ed in Germania del 14,4%). Con riferimento al citato ammontare delle spese processuali, la parte più cospicua è rappresentata dagli onorari professionali degli avvocati (pari al suo 17,2% del valore della causa), mentre il residuo è costituito dai costi del giudizio di merito (4,9%) e da quelli della fase esecutiva (4,1%). Di conseguenza, il rapporto evidenzia che l’onorario degli avvocati italiani è tra i più altri d’Europa, essendo quello dei colleghi europei mediamente pari solo al 12,9% del valore della controversia, che si abbatte al 6,6% in Germania.
  • un numero di procedure per ottenere l’esecuzione forzata di un contratto decisamente alto: 41, contro le 29 francesi, le 30 tedesche, le 26 olandesi, le 32 degli Stati Uniti, così attestandosi tra i livelli più alti del mondo, ove il record negativo (55) è detenuto dalla Siria, attualmente in preda alla guerra civile.
Tribunale di Torino - cortile
Tribunale di Torino – cortile

Alle stesse conclusioni perviene il Consiglio d’Europa: si veda infatti lo studio elaborato dalla European Commission for the Efficiency of Justice (Evaluation of European Judicial Systems, 4 rapporto, anno 2012).

Tali dati vengono poi ripresi dalla Commissione Europea, che nel 2013 annuncia l’inizio di un’attività di indagine (detta “Quadro di valutazione UE della giustizia”) sui sistemi giudiziari degli Stati membri.

Punto focale di questa nuova inizitiva è la constatazione che “l’efficacia dei sistemi giudiziari è fondamentale per la crescita: l’affidamento sul pieno rispetto dello Stato di diritto si traduce direttamente in fiducia ad investire. Inoltre, poiché i giudici nazionali svolgono un ruolo essenziale nel garantire il rispetto del diritto dell’Unione, l’efficacia dei sistemi giudiziari nazionali è altrettanto fondamentale per l’effettiva attuazione del diritto dell’Unione. Le carenze dei sistemi giudiziari nazionali, quindi, non solo sono un problema per lo Stato membro interessato, ma possono anche influire sul funzionamento del mercato unico europeo e sull’attuazione dei relativi strumenti fondati sul riconoscimento reciproco e la cooperazione, mettendo a repentaglio la tutela che i cittadini e le imprese si aspettano dall’esercizio dei loro diritti sanciti a livello dell’UE”.

Parimenti avvilente è la relazione del Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione (E. Lupo) sull’amministrazione della giustizia in Italia nell’anno giudiziario 2012.

La Justice - Priorite au bon sens (Briançon, France)
La Justice – Priorite au bon sens (Briançon, France)

Da tale relazione (p. 31), emerge che “uno dei dati maggiormente significativi riguarda l’entità della domanda di giustizia. Il numero di nuovi procedimenti civili e commerciali contenziosi iniziati nel 2010 ogni centomila abitanti ci vede ancora sostanzialmente al primo posto con 3.958 procedimenti, perché se è vero che in Spagna sono iniziati 4.219 procedimenti contenziosi, nello stesso periodo hanno avuto inizio solo 399 procedimenti non contenziosi rispetto ai nostri 2.076. Seguono a notevole distanza la Francia con 2.758 procedimenti (e 155 non contenziosi), la Germania con 1.935 e il Regno Unito con 527 (anche se con 2.287 procedimenti non contenziosi, sostanzialmente equivalenti ai nostri)”.

Ed ancora (pag.34): “alla laboriosità dei giudici italiani di primo grado, eccezionale se rapportata alle limitazioni delle risorse strutturali e personali, purtroppo non corrisponde un’analoga positiva performance del sistema complessivo, caratterizzato da un’elevata quantità di cause civili arretrate e da un’eccessiva durata dei processi. Un processo civile di primo grado nel 2010 durava in Italia in media 493 giorni, mentre in Spagna 289, in Francia 279 e in Germania 184. La media nei Paesi del Consiglio d’Europa è di 287 giorni. Il dato trova conferma rispetto ai divorzi contenziosi: la durata media di un processo in primo grado è in Italia di 538 giorni, in Germania di 310 giorni, in Spagna di 279, in Francia di 267 e nel Regno Unito di 219. La situazione non è migliore se si guarda alla durata media dei procedimenti relativi a compravendite commerciali dalla data della domanda all’effettivo pagamento76: 1210 giorni per l’Italia, 510 per la Spagna, 399 per il Regno Unito, 394 per la Germania, 390 per la Francia”.

Si evidenzia poi (p.32) che “il numero degli avvocati è da molti, sia a livello scientifico che politico, riconosciuto come dato che deve essere messo in rapporto con la quantità di domanda di giustizia. Come ho già evidenziato negli anni precedenti, su questo terreno l’Italia continua a occupare il primo posto. Sulla base dei dati 2010 in Italia gli avvocati erano 211.962 (ma nell’agosto 2012 gli iscritti all’albo erano 247.040), pari a 349,6 per centomila abitanti e 31.9 per giudice professionale, mentre in Germania erano 155.679 con 190,4 per centomila abitanti e 7,9 per giudice professionale; in Spagna 125.208 con 272,3 per centomila abitanti e 26,7 per giudice professionale; in Francia 51.758 con 79,6 per centomila abitanti e 7,5 per giudice professionale”.