Metodo nella mediazione

Quale metodo nella mediazione, per essere efficaci?


A mio parere,  mediare non significa arrendersi alle prime difficoltà e chiudere al più presto la trattativa, gettando la spugna con la scusa che “le distanze fra le parti sono irriducibili”. Nessun valido negoziatore mai pronuncerebbe questa frase…

Per fare ciò, un buon mediatore deve possedere un bagaglio culturale che va ben oltre i requisiti previsti dalla vigente normativa. Pertanto dedico particolare attenzione all’integrazione della Programmazione Neuro Linguistica nelle tecniche di mediazione. Ciò consente al mediatore di affrontare i propri casi mediante un approccio sistemico e di agire in modo efficace.

Nell’ambito di una negoziazione bisogna infatti aprire canali di comunicazione nuovi, operando con un atteggiamento empatico, profondamente diverso da come normalmente si trattano gli affari e da quanto impone la logica strettamente giuridica.

Nel pieno rispetto della libera autodeterminazione delle parti, pertamto, un buon mediatore:

  • fa ogni sforzo per coinvolgerle a partecipare alla mediazione
  • si dedica con passione al lavoro: non si limitano a chiedere senza convinzione “Vi sono possibilità di accordo?” arrendendosi alla prima risposta negativa (ad una domanda stupida)
  • rispetta le parti: non tentano di forzarle a recedere dalle loro pretese iniziali, dimenticandosi che tali pretese rappresentano semplicemente il punto di partenza di qualsiasi negoziazione
  • conduce una vera trattativa, fondata sull’ascolto e sulla valorizzazione della comunicazione e delle relazioni fra le parti.

Considerato che la mediazione si instaura in un contesto giuridico, un buon mediatore si si preoccupa ovviamente di curarne adeguatamente anche tutti gli aspetti formali (comunicazioni, verbale, conciliazione).

La mediazione è, però, molto più della mera attenzione alla forma: non si tratta di stabilire se la parte convenuta in un giudizio possa essere legittimamente dichiarata contumace una volta esperite tutte le stancanti comunicazioni imposte dalla legge, in modo da chiudere il caso con un timbro e concedere un “passaporto” per procedere alla fase giudiziaria.

Per questo un buon mediatore non “vende” verbali negativi a basso costo e non opera come un burocrate! E’ così ovunque?

Da sempre penso che la mediazione sia realmente un servizio utile alle parti e all’intera società, che non può disperdere la propria forza vitale in un vortice conflittuale sempre più ampio ed esacerbato.

Altri invece  combattono e osteggiano la mediazione, salvo poi costituire a loro volta un proprio Organismo di conciliazione. Tu da chi andresti?

A mio parere, in definitiva mediare è:

  • mettere le parti in condizione di vedere il loro conflitto da differenti punti di vista, consentendo loro di individuare da sole modalità di soluzione che, sebbene differenti rispetto alle pretese iniziali, soddisfano i loro reali bisogni. Ciò è cosa ben diversa dal tronfio pensare di sapere paternalisticamente qual’è il bene delle parti, così da guidarle verso un falso obiettivo, anche a costo di manipolarle
  • dedicare alle parti il tempo ragionevolmente necessario per determinarsi – liberamente ed in piena consapevolezza – a una soluzione negoziata della lite. Questo è un atteggiamento antitetico rispetto al prestare attenzione solo all’orologio, in modo da chiudere una mediazione in pochi minuti, senza preoccuparsi di cercare di capire come si potrebbe invece essere utili alle parti.