Quali sono le doti che deve possedere un mediatore?
Una su tutte: l’intelligenza. Si può paragonare la figura e l’operato del mediatore a quella del cronista d’inchiesta. La capacità sottile di riuscire a far emergere, senza pregiudizi, i punti di forza e di debolezza di ciascuna delle parti in lite, il tutto con un vero e proprio lavoro di indagine, anche psicologico. Evitando lo scontro, ma avvalendosi delle proprie doti di empatia. Il risultato che il mediatore deve raggiungere deve essere la piena soddisfazione delle parti, anche se le stesse hanno dovuto, giocoforza, rinunciare a qualche pretesa.
Differenze tra avvocato e mediatore.
L’avvocato vive in funzione dei codici di procedura civile e penale. E’ un guerriero che in aula vuole il sangue della controparte.
La Mediazione, pur naturalmente non collocandosi contro il diritto, non si applica con il diritto stesso. Il mediatore deve parlare di interessi, di bisogni comuni e, perché no, di emozioni. Tutto questo per arrivare alla comune soddisfazione, un consenso dato nella convinzione che l’accordo risponde agli interessi delle parti in lite, che hanno compreso le rispettive ragioni e doglianze. Un accordo non “trangugiato”, come spesso accade nelle transazioni in Tribunale.
Anche un avvocato può essere un mediatore, ma solo a condizione che egli abbia ben conscia la differenza sopra evidenziata ed abbia “interiorizzato” la filosofia e lo spirito della mediazione, anche grazie ad un’adeguata formazione specialistica.
… dunque nessun automatismo: non ha senso che un avvocato sia anche mediatore, e ciò per il solo fatto di essere avvocato!
Come avviene il negoziato condotto dal mediatore?
Nel negoziato non si considerano solo diritti e obblighi giuridicamente rilevanti, ma anche interessi, situazioni e aspettative delle parti. I litiganti, se adeguatamente aiutati, sono spesso in grado di trovare la composizione più adatta al conflitto.
Il risultato “calato dall’alto” da un giudice o un arbitro a volte risulta insoddisfacente per entrambe le parti.
Il mediatore invece è una figura terza neutrale che assiste la negoziazione privata adottando un approccio innovativo alle controversie. Vero e proprio facilitatore, ricerca nuovi canali di comunicazione per raggiungere un accordo che avrà valore esecutivo.
Il procedimento di mediazione non è soggetto ad alcuna formalità, ed è protetto da norme che assicurano alle parti l’assoluta riservatezza rispetto alle dichiarazioni a alle informazioni emerse. Tali informazioni non saranno utilizzabili in sede processuale, salvo esplicito consenso delle parti, e il mediatore sarà tenuto al segreto professionale.
Su quali principi si fonda la conciliazione?
L’accordo raggiunto rappresenta un punto di equilibrio tra gli interessi e i bisogni delle parti ed ha valore di titolo esecutivo. L’accordo dovrà essere omologato dal tribunale che ne verificherà regolarità formale e rispetto dei principi di ordine pubblico. Il verbale sarà titolo per ogni tipo di esecuzione, oltre che per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. Evidenti i vantaggi in termini di costi e tempi.